Il cantiniere gentiluomo
testo di Fabio Fassio
conAndrea Caldi, Patrizia Camatel, Dario Cirelli, Fabio Fassio e Elena Romano
regia Fabio Fassio
con il sostegno della Fondazione CRAsti
durata dello spettacolo: atto unico di 60'
GALLERY
LO SPETTACOLO
Una commedia ispirata al genio comico di Molière e alla letteratura di Charles Dickens che alterna una comicità schietta a momenti di semplice poetica paesana e, se da una parte ricalca i canoni della farsa dialettale piemontese, dall’altra ricorda la commedia di fine Ottocento di Feydeau, alternando colpi di scena a continui cambi di ritmo.
Un vignaiolo delle Terre Astesane è in procinto di rivoluzionare la sua azienda agricola fino ad allora impostata su metodi tradizionali. E’ il momento di fare un balzo avanti. Il mondo corre veloce e anche lui vuole correre veloce.
Le insidie però sono in agguato: una moglie avida, consulenti disonesti, web designer improvvisati, sedicenti esperti commerciali, arrivisti senza scrupoli, enologi 2.0, artisti dell’etichetta e una pletora di questuanti pronti ad approfittare della sua buona fede lo allontanano dalla sua storia e dalla sua vera vocazione.
Sfinito cade addormentato e viene visitato da tre fantasmi… comprenderà la lezione?
Il vino è il prodotto di terra, uomo e tradizioni e come tale va rispettato, amato, compreso.
Nella prospettiva del progetto “Asti, Vino e Cultura”, questo spettacolo vuole essere testimone delle “buone pratiche” vinicole del nostro territorio e ambasciatore culturale del fare il vino all’astigiana.
FOCUS
“Il cantiniere gentiluomo”, scritto e diretto da Fabio Fassio, anche in scena in più ruoli, titolo desunto dalla parafrasi del Borghese gentiluomo di Molière. Come quest’ultimo desidera modificare il suo status e uniformarsi ai modi della nobiltà, così il cantiniere/Dario Cirelli consulta, su consiglio della moglie/Patrizia Camatel dei professionisti per presentare e pubblicizzare il suo vino in modo accattivante. Da qui una carrellata di personaggi stravaganti con le proposte modaiole più insulse ed esose, del tutto incuranti della qualità del prodotto e volte solo alla commercializzazione sfrenata. Sarà un sogno (mutuato dalla letteratura più tradizionale, ovvero da Dickens) che indurrà il protagonista a ritornare alle radici, alla passione per il lavoro che diventa arte all’affinità con chi condivide gli stessi valori (la vicina/Elena Romano, innamorata del vino come esserlo chi lo vede nascere).
Lo spettacolo si gioca su più piani narrativi, uniti da uno stile decisamente umoristico e dalla parlata astigiana che emerge a sottolineare appartenenza e ilarità. Tutto è incastrato nel racconto del nipote del protagonista (Andrea Caldi), una sorta di cantastorie che alterna brani cantati in rima a flashback della sua infanzia, a commenti su vicende e persone. All’interno della cornice descrittivo canzonettistica c’è la commedia affollata di personaggi che appaiono e si dileguano, aprono sipari comici alle lacrime e ondeggiano da improbabili atmosfere western al grammelot simil-russo o nippopartenopeo, in un vortice che mescola surreale, parlata nostrana e giochi linguistici. Su tutto una terza chiave che suggerisce l’importanza della conservazione del territorio, dei suoi doni e della qualità dei suoi prodotti.
Nicoletta Cavanna, Radio Gold
RECENSIONI
“(…) Da sottolineare l’ecletticità dei protagonisti, impegnati in più ruoli, sempre in linea con un ritmo rapido da commedia degli equivoci e in godibile sintonia con la narrazione fuori campo e talvolta in tempo reale del nipote/cantastorie. Uno spettacolo che diverte rivelando un contenuto originale e che conferma lo stile degli Acerbi, innovativi sulla base di una forte appartenenza.”
Nicoletta Cavanna, Radio Gold
“Una commedia in bilico tra passato e futuro, tra tradizione e innovazione, che alterna l’ironia tipica di Feydeau al timbro comico proprio degli Acerbi, ricco di farse dialettali e stille di poesia paesana. Si ottiene un puzzle di scene e stili, che unisce il western al dialetto, i giochi linguistici al grammelot, in sketch che talvolta riprendono opere già note dei circa 60 spettacoli degli Acerbi (dalle atmosfere di Paisan al ritmo di Wild West Show), talvolta le trascendono, si reinventano. (…) Il risultato è un testo incalzante, a tratti commovente e profondo, a tratti comico fino alle lacrime, dal linguaggio innovativo, capace di appassionare più fasce d’età. A dimostrarlo, l’ovazione del pubblico, entusiasta e divertito, che ha potuto ridere, ma allo stesso tempo riflettere, con gli Acerbi che ormai – dopo mille volte che ci salgono – sul palco sono tutt’altro che acerbi.”
Irene Conte, Sciatap!
“(..) applausi e risate. Il testo travolge ricorrendo a buffoneria, rimandi altri (Dickens), buonsenso contatdino e maschere "pop", deridendo le contraddizioni delle campagne di oggi. Si ride a denti stretti: è salutare.”
Fulvio Gatti, La nuova Provincia