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SOLDATO MULO VA ALLA GUERRA
Venerdì, 12 Aprile 2019, 10:00
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con Massimo Barbero

consulenza storica di Nicoletta Fasano e Mario Renosio

costume di Sara Bosco – Vezza Maison

fotoPiermario Adorno

regia video Diego Diaz

testo e regia Patrizia Camatel

 

durata dello spettacolo: atto unico di 60'

 

 

 

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LO SPETTACOLO

"La guerra riconduce alla Natura: dove essa fa il vuoto della vita consueta, riappaiono sul primo piano elementi che la pace nasconde: anche gli animali. Non è necessario avere l'anima francescana per sentirseli più vicini, in guerra. Dove e quando, anche per l'uomo, cessa l'illusione che la vita sia ordinariamente sicura, s'intendono meglio queste altre creature che sempre, anche in pace, vivono in pericolo di morire; si intuisce meglio la loro natura che opera dominata da questo presupposto continuo: la morte." Giulio Caprin, 1916

 

Durante la Prima Guerra Mondiale accanto agli uomini ha combattuto un esercito di animali. Muli, asini, buoi, cani, cavalli, piccioni vennero utilizzati per le azioni belliche, per lo spostamento di reparti e materiali, per le comunicazioni e il sostentamento delle truppe. La forzata coesistenza di animali di ogni genere con gli uomini avvicinò gli uni agli altri in una tragica fratellanza di fronte alla morte e alla sofferenza. Creature affratellate anche dalla condizione dell’inconsapevolezza.

 

Giuseppe Zabert, classe 1897, figlio di mezzadri, parte da un paese nell’astigiano – come altri dieci tra fratelli e cugini – per andare a servire la Patria al fronte. La cartolina di precetto lo raggiunge in seminario, ma nemmeno la vocazione al sacerdozio risparmia al giovane di obbedire alla chiamata alle armi: dovrà confrontarsi anche lui con la disciplina militare, con condizioni di vita estreme, con il costante pensiero di morire o di dover uccidere. Assegnato ad un reparto di artiglieria alpina, ha per compagna la mula Margherita, alter ego animale che stimola domande sull’obbedienza e sul coraggio, sulla capacità di sacrificio, sull’insensatezza delle guerre. Riflessioni che partono da un contesto storico preciso per approdare ad una prospettiva esistenziale e spirituale.

 

"“Il testo a tratti poetico a tratti crudo e scabro, la struttura con un dell'andamento energetico ben calibrato mai monotono, ben congegnato come un cerchio che si chiude vita-morte. Non è uno spettacolo sulla guerra... È qualcosa di più universale antropologico, è popolare ma parabolico.” Lucia Giordano, Faber Teater

 

RECENSIONI

«Soldato mulo va alla guerra» è un monologo intenso e toccante in cui Massimo Barbero mette a frutto i vent’anni di lavoro con il Teatro degli Acerbi e approda a una produzione in cui ha investito in prima persona. Anche perché oltre a essere una prova d’attore non indifferente, è anche parte della sua storia familiare. (...) Lo spettacolo ha molto a che vedere con il rapporto tra uomo e animale, e il tema del rispetto. La bravura di Camatel e Barbero è quella di non forzare mai i toni, pur essendo partecipi, e raccontare senza tracce di retorica. Anche per questo gli applausi sono stati lunghi e calorosi.

Carlo Francesco Conti, La Stampa

 

È una cosa che non si racconta, e sarebbe invece una chiave per aprire la porta dell'interesse di ragazzi e bambini e farli appassionare alla Storia. (...)

Massimo Barbero offre un'interpretazione generosa e vivida del soldato Giuseppe Zabert e dell'amicizia profonda con la sua mula, Margherita, che gli sarà compagna di guerra. (...)

Il testo di Patrizia Camatel è scritto in una bella lingua, piacevole a sentirsi, curata e attenta nella scelta delle parole ma perfettamente coerente con il contesto ruvido, fangoso e scabro in cui Zabert si trova, un poco di dialetto, senza mai indugiare al localismo, similitudini dal sapore contadino, non banali: "Era l'artiglieria, che faceva il cielo scuro come quando arriva la tempesta che ti pela la vigna". Una drammaturgia fluida e ben ordinata. (...)

La mula Ghitìn e il cane Brisk sono disegnati come personaggi, anzi: quasi come persone. È la loro inconsapevolezza a commuovere, il loro non sapere dove si trovano e perchè. Ma queste sono le domande che anche i soldati si fanno, quando l'assurdità del conflitto si fa sentire più dell'amor patrio e ci si tiene su a cognac e tabacco.

Elena Scolari, Eolo

 

(…) La drammaturgia è potentissima, perché non racconta solo storie (11 quelle da cui sono tratti i personaggi interpretati dal medesimo attore) ma fa sorgere domande: tante, mai banali. L’autrice dell’atto unico è Patrizia Camatel che ha tratto ispirazione da libri, cartoline, lettere dal fronte, racconti di reduci, non per produrre un didascalico, ma una bruciante prosa poetica. L’interprete, Massimo Barbero, è altrettanto potente e non solo perché è un bravo attore. Questa storia di dolore e fratellanza lui ce l’ha dentro. (…)

Donata Meneghelli, Libertà

 

(...) La narrazione coinvolge, commuove e si distacca da ogni scontatezza rievocativa o retorica. Parla un uomo, parlano le verità storiche e i numeri degli uomini e degli animali mandati al fronte ad ubbidire e morire. Diversi i registri e serrato il ritmo. La dolcezza emerge e rompe la brutalità, gli episodi di brevissima tregua al fronte con il nemico illuminano circa la giovinezza e il desiderio di pace. Infine la drammaticità culminante della morte in battaglia è preceduta da un crescendo ansiogeno ed è resa con un ralenti in sordina di stile cinematografico. Su tutto, un senso di santità riassunto dalle virtù da santi degli alpini e dei loro muli: obbedienza, mitezza e tenacia.

Uno spettacolo di grande intensità, un punto di vista inedito e acuto, soprattutto una narrazione che arriva al cuore e, con un finale tutto da scoprire, al nostro tempo. Da vedere.

Nicoletta Cavanna, Radiogold

 

nel centenario della Prima Guerra Mondiale 2014/2018

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